E-BOOKS, DISPONIBILI SU VARI STORES

 

La pubblicazione di libri ed in particolare di libri corredati con centinaia di foto a colori impone, purtroppo, dei costi, costi  che la stampa su carta fa lievitare (a proposito, visto che io sono un curioso: è meglio dire lievitare o levitare? Chissà. Io credo che entrambi i verbi possano essere usati, indicando entrambi qualcosa che tende verso l'alto, però mi ispira più lievitare, gonfiarsi come una pagnotta, che non galleggiare a mezz'aria come l'indemoniata de "L'esorcista"......). Tornando all'argomento, quindi, sto provvedendo a far pubblicare i miei libri, anche quelli fotografici, come e-books, con costi di pubblicazione molto inferiori. Saranno disponibili su vari stores, tra cui youcanprint.it, Ilmiolibro.it, Amazon, Nokia Reading, Apple Ibooks, ibs.it, bol.it, lafeltrinelli.it, mediaworld.it, pilade.it, 9am.it, ebook.it, ilgiardinodeilibri.it, libreriauniversitaria.it, webster.it, biblet.it, Hoepli, Deastore, Rizzoli, Ebookyou...

 

E' FINALMENTE USCITO IL MIO ULTIMO ROMANZO AMBIENTATO IN AFRICA

DOVE GLI ELEFANTI VANNO A MORIRE

a disposizione su 

 

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E-book disponibile su

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“Lapho khona izindlowu zihamba nazishona”…Là dove gli elefanti vanno a morire.

I leggendari cimiteri degli elefanti sono solo una romantica leggenda? O esistono veramente dei luoghi dove i grigi colossi si recano per l’ultimo pellegrinaggio della loro vita errabonda, quando avvertono che la fine è vicina?

Molti uomini del popolo degli Nguni, degli amaZulu, dei Tsonga, degli Shangane giurano che questi luoghi esistono ed un’affascinante leggenda Ndebele, che mi narrò un tracciatore, afferma che sono sacri ed inviolabili per l’uomo, pena una morte terribile e violenta, perché un elefante-guardiano, l’Umlondolozi, ucciderà chiunque oserà profanarne uno. Molti uomini bianchi li hanno cercati, generalmente invano, per amore dell’avventura o attirati dal fascino del mistero, o, più prosaicamente, per sete di ricchezza, speranzosi di rinvenire mucchi di enormi zanne d’avorio, ma nessuno si é arricchito e molti hanno perso la vita, anche se non necessariamente uccisi da Umlondolozi bensì dalla malaria, dai leoni, dal veleno di un mamba o di un cobra o dalla sete.

La realtà, come spesso accade, sta nel mezzo: se, da un lato, l’idea di un luogo sacro dove i pachidermi si recano presagendo la fine é fantasiosa, dall’altra una base di verità, come in molte altre leggende, o almeno una spiegazione razionale e scientifica, esiste. Anzi, le spiegazioni possono essere molteplici.

Già prima dell’arrivo in massa dei bianchi, gli Arabi commerciavano con le popolazioni dell’interno dell’Africa ed acquistavano, da loro, l’avorio, l’oro bianco la cui richiesta, in Oriente ed in Europa, era insaziabile, come testimoniano alcuni stupendi olifanti, strumenti simili al corno, sontuosamente scolpiti, che sono giunti intatti sino a noi. Le zanne provenivano talvolta da animali morti di morte naturale, che le popolazioni locali rinvenivano in savana o in foresta, altre volte, invece, si trattava di elefanti uccisi con trappole e veleno. Sulle vie carovaniere battute dai commercianti arabi si potevano vedere, quindi, veri e propri ammassi di zanne, una sorta di depositi all’aperto, dove i locali le accumulavano  in attesa degli acquirenti: non é difficile immaginare cosa dovettero pensare i primi europei che si imbatterono in simili mucchi d’avorio e, sull’eco delle numerose leggende locali, molti giurarono che i cimiteri degli elefanti erano realtà.

Nei periodi di siccità, spesso gli elefanti compiono vere migrazioni ed a volte accade che bevano l’acqua di laghi che risulta tossica per l’alto contenuto di alcali o di altre sostanze: questo si verifica soprattutto in Africa orientale, dove tali laghi non sono rari, ma pure le esalazioni vulcaniche possono avvelenare pozze d’acqua, ad esempio in Africa centrale ed anche in altre parti del continente, senza contare i veleni di origine naturale utilizzati talvolta per pescare, come il lattice del tamboti o dell’euforbia. Bevuta l’acqua velenosa, gli animali morivano, a volte vicino al luogo della fatale abbeverata, se si erano fermati, oppure lungo il cammino, spesso a breve distanza l’uno dall’altro.

Altre volte ancora accadeva, e probabilmente ancora accade, che alcuni big tuskers, portatori di grandi zanne e per questo motivo assiduamente cacciati, si rifugino in luoghi inaccessibili, spesso in zone paludose o su isolotti, e finiscano poi per morirvi e, poiché tali luoghi hanno di solito un’estensione limitata, le ossa di diversi esemplari possono giacere vicini: tali luoghi sono detti “retirement areas” ovvero case di riposo o luoghi dove ci si ritira quando si é vecchi, e di lì a scambiarli per cimiteri il passo é breve.

Il famoso “Karamojo”Bell, seguì, una volta, un elefante che pareva vicino alla fine, per diversi giorni, e lo trovò disteso in mezzo alle ossa di altri elefanti, presso una pozza d’acqua. Eccitatissimo all’idea di aver finalmente trovato uno dei leggendari cimiteri, laddove esploratori e cacciatori avevano fallito per oltre 100 anni, si avvicinò di più alla pozza, ma solo per riceverne una grossa delusione: le ossa non erano solo di elefante, ma anche di altri animali, che erano morti avvelenati, probabilmente dagli imponenti depositi alcalini, oppure da qualche veleno volutamente immesso nell’acqua.

Due altri esploratori, alla ricerca di uno di questi cimiteri, seguirono un sentiero degli elefanti, una pista talmente larga e marcata da far pensare che fosse un’abituale via di transito verso un luogo misterioso. La pista li portò sulla riva di un fiume e le loro ricerche di tracce, a monte, a valle e sull’opposta sponda, non sortirono alcun risultato. Euforici, i due credettero di aver risolto il mistero: evidentemente gli elefanti andavano a morire nell’acqua e questa doveva essere la spiegazione del fatto che mai nessuno li aveva trovati, i cimiteri dei pachidermi erano dunque dei cimiteri subacquei. Ad illudere tutti coloro che, in seguito, dragarono corsi d’acqua, trovando, effettivamente, ossa e resti, fu il fatto che le piene spesso trascinano le ossa ad accumularsi in anse o contro vari ostacoli naturali. Per quanto riguarda una spiegazione logica circa la scomparsa delle tracce ricercate dai due sulla riva del fiume, occorre tenere presente che spesso gli elefanti camminano sul fondo, a volte facendo sporgere solo la proboscide, come uno snorkel, e possono percorrere, immersi, tragitti anche lunghi, giù per un fiume.

Gli elefanti, animali con una complessa vita sociale, hanno, d’altra parte, comportamenti spesso abbastanza misteriosi, che colpiscono l’immaginazione, e taluni di questi comportamenti hanno certamente contribuito alla leggenda dell’esistenza di luoghi sacri scelti per morirvi. Non solo, a volte, un elefante veglia un compagno caduto, scacciando iene ed avvoltoi, o cerca di farlo rialzare, ma non é affatto raro che prenda con la proboscide e sposti ossa, zanne o altre parti della carcassa, tanto che, per fare un esempio recente, le zanne che accoglievano i visitatori all’ingresso del campo di Olifant, nel Parco Kruger, dovettero essere sostituite con zanne finte, perché gli elefanti le portavano regolarmente via, costringendo i rangers a recuperarle in giro per il bush.

Lasciando da parte le leggende, per quanto affascinanti, quello che invece corrisponde a verità é il fatto che un elefante vecchio, che abbia perso il sesto set di molari, é destinato a morire per denutrizione, anche se non in pochi giorni, perché i molari vengono espulsi dalla bocca a frammenti un po’ alla volta. Può così accadere che, negli ultimi mesi, quando detti molari, ancora parzialmente presenti, sono fortemente usurati e meno efficienti, un vecchio esemplare sia attratto ancor di più dall’acqua, nelle cui vicinanze abbondano erbe e vegetazione più morbida e questo può spiegare il ritrovamento delle ossa di più esemplari anziani nello stesso luogo, tenendo conto che spesso i resti di individui morti a centinaia di metri l’uno dall’altro possono venir trascinati dall’acqua in un sifone, in un meandro o contro un ostacolo, in seguito lasciato asciutto dal ritirarsi della piena.

Aggiungerei una considerazione: quasi tutti gli animali selvatici, se non vengono colti dalla morte all’improvviso, tendono a cercare un luogo nascosto e riparato, lontano da insediamenti umani, spesso anche nell’acqua o nei suoi pressi, ed allora le loro spoglie possono essere trascinate via ed accumulate altrove, addirittura in mare, talvolta.

Ma mettiamo ora da parte, per un momento, lo scetticismo scientifico e l’arida realtà dei fatti: il fascino legato ai favolosi cimiteri degli elefanti fa parte integrante delle leggende del bush e, come tale, contribuisce all’incanto misterioso dell’Africa, continente dove spesso, come ebbi modo di constatare più volte, la realtà, la magia e la fantasia sono difficili da disgiungere tra loro con chirurgica precisione, utilizzando il bisturi della razionalità e della scienza ufficiale, che, d’altra parte, non riesce a spiegare ogni cosa. Anzi, mi spingerei a dire che talvolta l’eccesso di razionalità ad ogni costo, il voler spiegare tutto in termini scientifici, in un contesto come l’Africa, può assomigliare ad una profanazione, almeno per chi, come me, non ha spinto definitivamente in un angolo il ragazzino che alberga in ognuno di noi, un po’ come lo scoprire che Babbo Natale non esiste ruba tutta la magia del gran giorno ad un bambino, che, in quel preciso momento, perde il dono della fanciullezza per entrare nel mondo dei quasi-adulti.

 

Per quanto riguarda questo romanzo, ho utilizzato come ingredienti esperienze personali vissute nella boscaglia, incontri, a volte pacifici, altre burrascosi, con gli elefanti e con gli altri animali africani, chiacchierate intorno al fuoco con tracciatori e gente di diverse etnie, di cui mi piace sempre ascoltare le storie, nozioni sulla flora e sul suo utilizzo da parte delle genti del bush, oltre ai loro usi e costumi, poi ho messo tutti gli ingredienti in un frullatore e vi ho aggiunto un po’ di scatenata fantasia e così, come dice il mio tracciatore John Shangane, ”indaba iphumile”, é nata una storia.

Non ho la presunzione di credere che si tratti di un romanzo all’altezza di quelli scritti da veri scrittori, ma spero possa piacere a chi, come me, ama l’Africa e la vita libera e selvaggia che essa può ancora offrire, quella libertà e quell’avventura che il nostro civilizzatissimo mondo “occidentale” ci ha sottratto da tempo, nell’invadente e a volte non richiesto proposito di proteggerci da tutto e di rinchiuderci in un comodo e caldo bozzolo che, almeno per quanto mi riguarda, rimane una dorata prigione, ma pur sempre una prigione.

I luoghi, compreso Crook’s corner, le usanze tribali, le caratteristiche ed abitudini ed i comportamenti degli animali selvatici, le piante che compaiono nel romanzo sono, quindi, reali, mentre, ovviamente, la trama é di fantasia, e tuttavia plausibile. Mi sono preso la libertà di far incontrare fugacemente il protagonista, inventato, con una figura leggendaria realmente esistita, Bvekenya, tuttavia sono certo che il personaggio in oggetto avrà, nella sua lunga vita nel bush, offerto i suoi consigli ed il suo aiuto ad altri avventurosi come il giovane Piet, per cui sono certo che non me ne vorrà.

Alcuni personaggi famosi della saga del Kruger sono parimenti realmente esistiti, come Paulus Kruger, Stevenson Hamilton e Fraser, il ranger Wolhuter ed altri ancora, per il resto, come recita la formula di rito, ogni riferimento a persone esistenti é puramente casuale.

 

La storia di un elefante, divenuto leggenda per le popolazioni locali, e quella avventurosa e segnata da tragici eventi di un cacciatore di elefanti, diventato, poi, un ranger del Parco Kruger, si incrociano ripetutamente nel corso degli anni, in un turbine di avvenimenti che coinvolgono non solo le vite dei due principali protagonisti, uomo ed animale, ma la storia stessa di quel lembo di terra africana che ha come centro Crook’s corner, l’angolo dei fuorilegge, un triangolo di boscaglia delimitato dalla confluenza del fiume Luvuvhu nel Limpopo, ed il neonato Parco nazionale Kruger.

Seguendo la vita lunga e burrascosa di Udebe olubhoboziwe, Labbro forato, uno dei nomi assegnati dai locali all’elefante protagonista, chi legge avrà anche occasione di seguire, passo dopo passo, quella che é la vita di un elefante, nella sua complessità, dalla nascita alla morte, con i suoi normali aspetti biologici e quelli più insoliti, i suoi misteri, la variabilità del comportamento che, come in nessun altro animale e similmente a quanto accade nell’essere umano, viene profondamente influenzato da fattori esterni ed avvenimenti traumatizzanti, fino all’ultimo incontro con il protagonista-uomo, in un luogo remoto e segreto, ritenuto, dagli abitanti della boscaglia, uno dei leggendari cimiteri degli elefanti.

 

 

 

DENDROASPIS, UNA PERICOLOSA AVVENTURA

Qual'è la molla che spinge l'uomo a rischiare la vita per esplorare sempre nuovi orizzonti? Un tempo era il miraggio di scoprire mondi nuovi, oggi, al tempo dei viaggi nello spazio, pare che la Terra sia del tutto esplorata, ma non è così.

Un gruppo di avventurosi studiosi di rettili, accompagnati da una guida esperta dell'Africa, si avventurano in una delle regioni più selvagge del Mozambico, dove li attendono pericoli mortali, alla ricerca di una nuova, letale specie.

I protagonisti, tra cui tre Italiani, non dovranno fare i conti solo con la fauna selvaggia dell'Africa, ma difendersi anche dalle insidie dell'uomo e dalle malattie tropicali e non tutti ce la faranno.

La grande avventura vede il suo inizio sulle montagne della Val di Susa,  e trascinerà alcuni dei protagonisti, tra imprevisti e colpi di scena, fino alle selvagge savane e foreste del Mozambico, costringendoli a misurarsi con  una natura selvaggia, animali pericolosi e malattie tropicali.

Qualcuno incontrerà avventura e pericoli anche nella civilizzatissima Milano e dovrà affrontare altre belve, pur non armate di zanne o di artigli, altri ancora, dalla parte opposta della barricata, si troveranno sbalzati dalle foreste di abeti del Canada al calore torrido dell’Africa, in un duello all’ultimo respiro.

Tutti, comunque, dovranno, prima o poi, fare i conti con le proprie peggiori paure e talvolta con la parte più oscura di se stessi.

 

Il romanzo è disponibile presso la casa editrice Libreria scientifica Cortina-Torino

 tel. 011 6507074  -  011 6508665

E' inoltre ordinabile presso le librerie Feltrinelli o tramite internet su Feltrinelli.it, oppure tramite la FNAC (Fnac.it)

 

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EDITO da LIBRERIA SCIENTIFICA CORTINA  di Torino

IL RE DEL CONGO


Un uomo tormentato dai ricordi, in fuga dal suo passato.

La drammatica rievocazione di un'avventura ai confini della realtà, nelle foreste paludose del Congo, un tuffo nell’ignoto che è costato la vita a tanti uomini, sulle tracce del misterioso Mokele mbembe, "Colui che devia il corso dei fiumi".

La ricerca, tra giungle e paludi, animali selvaggi ed insidie di ogni genere, di quella che è forse l'ultima specie rimasta dei grandi dinosauri che dominarono il mondo, un essere avvistato e descritto a più riprese dai Pigmei, i piccoli uomini delle foreste dell'Africa equatoriale, da esploratori e persino da un missionario francese.

Un segreto racchiuso nel misterioso lago rotondo, che i  baBenzelè  chiamano "l'orma di Dio".

La sconvolgente rivelazione, infine, sul  misterioso abitante delle paludi di Likouala.

Il romanzo, con la sua trama di fantasia ed il suo finale decisamente insolito ed inaspettato, è, in un certo senso, anche il pretesto per descrivere, in questo caso con esattezza e realismo, l'ambiente della foresta pluviale centro-africana,  le specie animali che la popolano, spesso poco conosciute, in quanto la letteratura di viaggio tende a privilegiare i tipici animali della savana,  le sue forme vegetali sorprendenti, gli usi e costumi delle popolazioni dell'interno, i leggendari Pigmei.

Un mondo eternamente in penombra, ovattato da nebbie improvvise o sconvolto da altrettanto improvvisi e violenti temporali, dove le specie animali note sono in minoranza rispetto a quelle ancora da scoprire e dove vita prepotente e morte si intrecciano inestricabilmente.

Disponibile su ilmiolibro   http://ilmiolibro.kataweb.it/,

 

 

 A breve disponibile e-book

 

IL LEOPARDO MANGIAUOMINI ED ALTRI RACCONTI DELLA BOSCAGLIA

Illustrato con molte foto in bianco e nero

 

Dalla banchisa polare alla boscaglia africana, dalla montagna alla tundra, i luoghi dove ancora l’uomo può sentirsi libero e selvaggio ed avvertire quanto piccolo sia di fronte ad una natura dominante. Una raccolta di esperienze vissute in prima persona dall’autore e quattro novelle di fantasia, ma comunque ispirate a fatti reali di una natura che sempre stupisce. Il pack, una distesa senza fine di ghiaccio che copre gli abissi di un oceano gelato, percorso dall’’autore a bordo di una slitta trainata dai cani, in compagnia di una donna Inuk, sulle tracce dell’orso bianco, e dormendo negli Igloo. La selvaggia isola di Kodiak, battuta da tempeste e maremoti, patria dei giganteschi orsi che da essa prendono il nome, e la visione, quasi onirica, di bisonti sullo sfondo delle onde oceaniche. Le foreste del Danubio e la guerra privata del guardiacaccia Willy. L’Africa, il grande amore, con i suoi animali pericolosi ed il primo incontro con Isilwane, il leopardo che mangiava uomini. I letali serpenti africani. Il duello notturno tra un rinoceronte ed un ippopotamo e cento altri incontri, a volte comici, a volte drammatici, con gli abitanti grandi e piccoli della boscaglia e della foresta.

 

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TRACCE E SEGNI DEGLI ANIMALI AFRICANI

Tracce e segni degli animali africani
Tracce e segni degli animali africani

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TRACCE E SEGNI DEGLI ANIMALI AFRICANI

 

Edizione con copertina rigida, 468 foto a colori più 66 tavole e disegni per imparare a riconoscere e seguire le tracce degli animali africani, dal più grande al più piccolo. Non volevo compilare un manuale, ma un libro strutturato sul metodo che utilizzo per quella sorta di "bush school" che ho organizzato per gli amici che vengono con me in Africa,  in modo da semplificare il riconoscimento, procedendo per associazione ed esclusione, ed un aiuto all’interpretazione dei segni e degli indizi che la natura lascia sul terreno, sulle piante, nel fango e nella sabbia. Distinguere con sicurezza la traccia di un felino da quella di una iena o di un licaone o di un cane, differenziare le tracce delle varie specie di iene, molto simili tra loro, utilizzando altri indizi, evitare i trabocchetti che la natura dissemina per ogni dove, come il filo d’erba mosso dal vento, che simula la traccia di un serpente o il sasso trascinato da un acquazzone che pare una traccia, queste sono le cose essenziali. Insomma , ho cercato di travasarci le mie esperienze e sbagli di trent’anni , sulle tracce degli animali piccoli e grandi del bush e molti fatti insoliti, aneddoti e curiosità...


LA LINGUA ZULU

Un aiuto per il viaggiatore avventuroso in Africa
Una semplice grammatica della lingua isiZulu che l'autore si è compilata mettendo insieme quanto imparato in trent'anni di vita nel bush africano. Frasi e parole utili a comprendere e farsi comprendere dalle popolazioni locali. Un piccolo aiuto a chi voglia viaggiare o esplorare l'Africa australe non con lo spirito del semplice turista ma con quello dell'esploratore.

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ANIMALI IN PUNTA DI PENNELLO

 

Dall’Artico all’Africa, una galleria di dipinti e disegni dell’autore. Un piccola Storia Naturale degli animali più rappresentativi del pack, della tundra, della montagna, della savana

Il libro è disponibile su ilmiolibro.it

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SERPENTI VELENOSI E GRANDI COSTRITTORI

I serpenti pericolosi del mondo, dai grandi costrittori alle specie dotate dell'insidiosa arma del veleno. Un libro fotografico e descrittivo, con 179 fotografie a colori e 24 disegni, con le caratteristiche delle varie specie e una valutazione della loro pericolosità in base non solo alla potenza del veleno ma all'aggressività, alla frequenza di incontri con l'uomo e ad altri parametri.Viene anche affrontato l'argomento dei sintomi e degli effetti dei vari tipi di veleno sull'essere umano, inoltre sono riportati diversi episodi di movimentati incontri con alcune delle specie più pericolose

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ANIMALI AFRICANI PERICOLOSI

Il lato oscuro della natura

Un libro cui ho lavorato per diversi anni, corredato con più di 200   fotografie a colori, tra cui quelle di cariche di  vari animali pericolosi, ed il cui testo ho cercato di strutturare in maniera forse un po' anticonvenzionale ma, credo, meno scontata e monotona del classico trattato.

Generalmente un libro del genere inizierebbe con i famosi Big Five, i 5 grandi: elefante, bufalo, rinoceronte, leone e leopardo, descritti in serie, per poi proseguire con altre specie, basandosi su classificazioni di carattere zoolgico ma indipendentemente dal modo e dai motivi per cui i vari animali possono aggredire. Ma io sono come Bastian Contrario ed ho fatto di testa mia, perchè, almeno a mio modo di vedere, anche se per l'eventuale vittima poco cambia, tra l'essere sbranata da un leone oppure spiaccicata da un elefante pazzerello, da un punto di vista delle "motivazioni" che spingono l'animale ad aggredire l'essere umano, vi sono sostanziali differenze, differenze che è importante conoscere perchè possono fare la differenza tra un safari di svago ed una tragedia. Occupandomi ed interessandomi di problem animals da tanti anni, le suddette"motivazioni" o, se vogliamo, visto che si tratta di un lavoro, in fondo, investigativo, i "moventi" che spingono all'omicidio, sono importantissimi, sia per cercare di capire il perchè di certi comportamenti, che al fine di diminuire i rischi. Vengono presi in esame, quindi, separatamente, gli animali che possono mangiare l'uomo, categoria che, a dimostrare quanto la natura possa riservare sorprese, include anche alcune mosche, poi gli animali in grado di uccidere o ferire l'uomo con le varie e diverse armi messe a disposizione dalla natura, gli avvelenatori attivi e passivi ed infine gli animali, spesso, piccolissimi, che possono trasmettere malattie gravi o letali e le principali precauzioni da adottare. Un libro che  tenevo molto a pubblicare e  cui, come dicevo, ho lavorato per anni.

Disponibile su ilmiolibro   http://ilmiolibro.kataweb.it/,

 

 

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